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Breve recensione sul Journal di MyPhotoPortal

date » 19-03-2023 12:18

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Sylvia

La bellezza degli altri
di Nicolai Ciannamea

Journal / review
Recensione curata e redatta da myphotoportal

Legami fluidi
Se è vero l'assunto per il quale gli occhi sono lo specchio dell'anima, allora il lavoro di Nicolai Ciannamea dal titolo "La bellezza degli altri", è quanto di più rappresentativo. Prospettive facciali poste in primo piano divorano la distanza tra percipiente e percepito, in un gioco di sguardi in cui si fonde l'identità dell'uno (l'osservatore) con quella dell'altro (l'osservato). A generarsi, allora, è solo un'alchimia indistinta in cui non è più possibile dirsi chi realmente contempla; chi davvero è contemplato. La prossimità geometrica fonde, negli sguardi, le identità e il connubio crea un legame inconscio fluido.

La bellezza degli altri

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IMG_8046.jpgcopertina.jpg

Una ragazza supina, con il viso posato sul cuscino, ricambia silenziosa lo sguardo di chi le sta accanto. Da questa foto, trovata per caso in internet, è nato il desiderio di realizzare dei ritratti in cui la distanza tra osservato e osservatore fosse così breve da suggerire un rapporto di fiducia, di intimità, d’amicizia se non di vero affetto. Vicini, magari per continuare un racconto iniziato in un altro luogo, in un altro tempo, senza remore né timori né vergogna, in fedele attesa di “un dialogo pacato”.
E così, sistemato un cuscino, uno sfondo nero di velluto, un copriletto scuro, ecco creato il luogo immaginario e concreto in cui, uno dopo l’altro, sono stati accolti tutti, chi ora mi è più vicino insieme a chi un tempo lontano mi ha porto la mano, a chi ha condiviso con me esperienze o sentimenti o a chi mi ha raccontato qualcosa di sé che, pur a distanza di tanti anni, ricordo ancora.
Non sono riuscito a chiamare tutti coloro che avrei voluto e forse non sarebbero bastate le pagine di questo libro per accoglierli. Alcuni poi avrebbero voluto esserci ma non hanno potuto. Quelli che ci sono rappresentano anche chi non c’è. D’altronde è impossibile far passare tutta la vita attraverso le lenti di un obiettivo fotografico.

Avevo già iniziato a realizzare i primi ritratti quando ho letto una poesia di Adam Zagajevski dal titolo “Nella bellezza altrui” e vi ho riconosciuto lo stesso identico spirito del mio lavoro. Un incontro magico tra parole e figure che mi ha suggerito il titolo di questo progetto.
E così ora, terminati i ritratti, a guardarli uno per uno, questi visi illuminati dalla stessa luce narrano ognuno la propria storia. Eppure a vederli tutti insieme sono come tessere di un mosaico che sembrano comporre i tratti del mio viso proprio come, racconta Borges, accadde al pittore che nell’insieme dei tanti quadri in cui aveva voluto rappresentare il mondo finì col vedere ritratto il suo stesso volto.

Nicolai Ciannamea


Alessandra





Vis a vis. Quando i volti si specchiano l’uno nell’altro.

Nell’Incontro di San Pietro e San Paolo (1624-1625, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica) Giovanni Serodine raffigura i due apostoli che si guardano negli occhi al centro del quadro. I volti sono vicinissimi circondati dalla folla disordinata e gesticolante che li conduce al martirio. Entrambi appaiono isolati dal tumulto che li circonda. Le loro mani appena visibili si stringono. Pietro e Paolo con-dividono lo stesso destino ma anche tutto quanto li ha portati a con-dividere quel destino. Immagine che riporta alla mente i celebri passi aristotelici dei libri ottavo e nono dell’Etica nicomachea sull’amicizia.
Vis a vis come racconto di eventi con-divisi che hanno segnato i volti. Volti come paesaggi e quindi come narrazioni. Eventi che tornano alla memoria in quell’attimo indefinibile del dormiveglia, quando siamo di qua ma ancora di là e il vissuto si sospende tra memoria e immaginazione.
Affiora nel volto il viaggio compiuto verso la terra incognita dell’altro.
Avventura tra caratteri, sentimenti, memorie, esperienze, tratti della personalità, gesti, parole.
Esercizio dello sguardo che ha strappato l’altro alla massa anonima che ci circonda per costituirlo nella sua singolarità. Uno, non qualcuno. Alterità al dunque irriducibile con la quale con gioia e con fatica si è trovata una misura, un canone.
Sutura della lacerazione del legame sociale che ci vorrebbe addestrati all’homo homini lupus della competizione globale.
Ma c’è un ma.
Sarebbe facile avvertire, nell’osservazione della lunga teoria di volti posta in essere da Nicolai, l’eco di Que reste-t-il de nos amours?
Forse Roland Barthes aveva in mente questa canzone mentre scriveva il saggio La Chambre claire. Chissà quante volte gli sarà capitato di ascoltarla. Quello che resta de nos amours è une photo, une vieille photo de ma jeunesse che forse induce Barthes a scrivere ça a été … Barthes pubblica La Chambre Claire nel 1980. Ha scritto tra il 15 Aprile e il 3 Giugno 1979, poco dopo la morte della madre. Il pre-testo è il ritrovamento di una foto della madre, bambina. Si tratta della Foto del Giardino d’Inverno.
I volti di Nicolai non dicono barthesianamente di un avoir été là. Non sono un esserci stato. Piuttosto circoscrivono una sua polis, una cittadella nella quale resistere a ciò che Pasolini definì mutazione antropologica. Una polis nella quale costruire un linguaggio e un pensiero comuni all’altezza del presente.

Raffaele Gorgoni


Francesco

"Camera con vista"

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tags » Camera con vista,

n_ciannamea_camera_con_vista_11.jpg

La visione di 14 fotografi al tempo della pandemia ----- www.museovirtualepinopascali.it
Da un'idea di Raffaele Gorgoni e Nicolai Ciannamea a cura di Rosalba Branà

L’ispirazione viene dalla collezione privata La casa del padre di Nicolai Ciannamea che scrive a quattro mani questo testo con Raffaele Gorgoni.
Fotografie scattate nella casa di famiglia nei mesi successivi alla morte del padre, prima di compiere quella complessa operazione che è dismettere l'abitazione di chi ormai risiede solo nella nostra memoria.
Gesto che richiede una pietas non minore della sepoltura.
Lydia Flem, antropologa francese, ha annotato le sue riflessioni su questa esperienza in Comment j’ai vidé la maison de mes parents.
Con grande forza di memoria torna in mente POI / duemila_duemilanove, la straordinaria esplorazione in dimore di Gianni Leone. Non solo per l’altissima qualità delle immagini, ma anche per la lucidità dei testi.

Costretti in casa, assediati dal senso di morte per l’incalzare di un’epidemia, viene naturale volgere lo sguardo alle cose che ci circondano, alle persone con cui viviamo, al fuori dalle finestre da cui possiamo affacciarci.
Cose, anche le più usuali, alle quali proprio il valore d’uso sottrae ogni identità, proprio come la sottrae agli altri che con noi condividono, tutti i giorni e tutte le notti, gli stessi spazi, e ai paesaggi domestici che sembrano sempre uguali a se stessi.
L’eccesso di prossimità sfuma le cose nell'indistinto.
Come gli oggetti che per un’intera vita Giorgio Morandi si è ostinato a dipingere: bottiglie, contenitori, vasi ... che la mano del Maestro ci ha costretto a guardare fino a vederli.

La casa nasconde ma non ruba dicevano le nonne quando un mazzo di chiavi poggiato distrattamente da qualche parte, costringeva a lunghe ricerche.
Ma la casa nasconde anche per troppa consuetudine e per eccesso di evidenza. La lettera rubata era infatti lì, in bella mostra tra gli oggetti di uso più comune.

Costretti alla casalinghitudine è possibile accorgersi di tutto quello che ci circonda. Di più. La quotidiana continua convivenza ci porta a riosservare gli altri con noi e noi stessi.
Si può cogliere, nel volgere delle ore, la transizione della luce sulle cose, sui visi.
L’affermazione di Chesterton che bisogna fare il giro del mondo per ritrovare la propria casa, si può rovesciare in questa, che bisogna fare il giro della propria casa per ritrovare il mondo.
Non per caso questa citazione di Leonardo Sciascia da la Fine del carabiniere a cavallo, si trova in epigrafe al volume fotografico di Ferdinando Scianna, titolato appunto Cose. Interiors è stato il tema di moltissimi fotografi, tantissimi ambienti e oggetti narrati per immagini in infinite maniere.
Dimore e cose abitano la filosofia e la letteratura.
L’immagine più frequente in letteratura è quella della cosa perduta, senza rimedio ma anche la cosa che, perduta la sua funzione originaria, ne ha acquisita un’altra. Di prolungate obbligate convivenze in spazi ristretti raccontano storie di mare, di viaggi fortunati e di naufragi.

Guardiamoci attorno!
Quante madeleine restano nascoste nelle nostre case?
Quanti oggetti transizionali riposano dimenticati nei cassetti?
Vediamo davvero i nostri compagni di viaggio?

Ne La vita delle cose ci guida Remo Bodei e ne La vie étrange des objets ci trascina Maurice Rheims e ancora Francesco Orlando elenca rovine, reliquie, rarità, robaccia e tesori nascosti nel suo excursus Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura.

Antonio Riccardi ha scritto un libretto dal titolo folgorante: Cosmo più servizi. Divagazioni su artisti, diorami, cimiteri e vecchie zie rimaste signorine.
Non si sfugge al monumentale L’impero delle cose dello storico Frank Trentman. Naturalmente non si possono dimenticare Pamuk e il Benjamin di Infanzia berlinese. Va da sé che la bibliografia sul tema è sterminata.

Volgere la costrizione in esplorazione dunque...

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dal comunicato stampa:

Inaugurata il 30 marzo la prima mostra digitale della Fondazione Pino Pascali. Inseguito al DPCM dell’8 marzo 2020 la Fondazione Pino Pascali, a tutela dei visitatori e dello staff chiude i propri spazi fisici. Ciononostante, il team della Fondazione continua a lavorare convinto che la cultura costituisca un’arma fondamentale per debellare la paura. Con l’obiettivo di offrire al proprio pubblico un’occasione di riflessione il Museo aderisce alla campagna #iorestoacasa lanciando il progetto mostra digitale Camera con Vista. La mostra si è aperta al pubblico lunedì 30 marzo, in una inaugurazione collettiva, alla quale tutti sono stati invitati a partecipare da casa, sul sito www.museovirtualepinopascali.it, nato dalla partnership con Myphotoportal.com, main sponsor di questa operazione. L’idea della mostra nasce da una conversazione tra il fotografo Nicolai Ciannamea e lo scrittore Raffaele Gorgoni, mentre l’invito ai fotografi e la selezione delle opere è stata a cura dalla direttrice del Museo Pino Pascali Rosalba Branà. Un fotografo e uno scrittore in isolamento coatto si scambiano opinioni, sensazioni e ricordi e pensano di costruire un racconto per immagini dell’attuale condizione che tutto il mondo vive con apprensione.

A Rijeka per il meeting conclusivo di Artvision

date » 07-10-2019 11:34

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tags » Nicolai Ciannamea, Rijeka, artvision,

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Meeting conclusivo del Progetto Artvision + nell'ex Palazzo del Governatorato di Rijeka, ora sede espositiva di mostre e del Museo di storia e marineria del Litorale croato. Presentati i risultati complessivi del progetto e uno dei 9 video realizzati.

I video di ArTVision plus a Venezia

palazzo_cavani.jpg

In occasione della mostra “Pino Pascali – Dall’Immagine alla Forma” e del progetto Casa Puglia, che porta le eccellenze culturali pugliesi a Venezia nella sede di Palazzo Cavanis, la Fondazione Pino Pascali presenta in collaborazione con Apulia Film Commission e Puglia Promozione, una settimana di eventi ed appuntamenti dedicati al mondo delle immagini in movimento, mentre in Laguna si svolge la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
Tra questi, il 4 settembre dalle 11 alle 18, Palazzo Cavanis ospiterà i documentari realizzati nell’ambito del progetto europeo Artvision+, finanziato a valere sulla prima Call del Programma Interreg V-A Italia-Croazia 2014-2020. Realizzati sotto il coordinamento di Nicolai Ciannamea, raccontano il territorio pugliese attraverso una serie di sguardi ed itinerari inediti, valorizzando i luoghi nascosti, non per questo meno affascinanti.

Sette dei nove video prodotti nell'ambito del Progetto EU Artvision plus sono online

date » 31-07-2019

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tags » Fondazione Pino Pascali, Artvision plus, Nicolai Ciannamea,

Artvision Plus Channel

Sette dei dieci video prodotti dalla Fondazione Pino Pascali sono online sull' Artvision plus Channel su YouTube.
Raccontare luoghi e territori attraverso "il prisma della cultura", questo il tema del Progetto Artvision Plus.

Canne_della_Battaglia.jpgFasano.jpgMassafra.jpgMonte_Sant_Angelo.jpgPolignano.jpgSegezia.jpgfse.jpg

In visita a "Viandanti a Sud"

in_visita_a__viaggiatori_al_Sud_.jpg"Viandanti a Sud" al Museo Pino Pascali di Polignano a Mare

le sei immagini sullo sfondo sono alcune delle foto del lavoro "Il verbo Fotografare"

Corriere del Mezzogiorno del 06/07/2019

Polignano,
Viandanti a Sud Le foto raccontano la Puglia

Fino al 15 settembre «Viandanti a Sud», una mostra di undici artisti pugliesi alla Fondazione Pino Pascali
Corriere del Mezzogiorno (Puglia)6 Jul 2019
Di Marilena Di Tursi



Nella foto di Alessandro Cirillo una chiesa rupestre di Mottola

Le immagini fanno parte della collettiva esposta nella Fondazione Pino Pascali a Polignano
La fotografia pugliese vanta una militanza costante sul territorio, sia per mano degli autori sia per il numero di mostre ed eventi che ne hanno segnato il lungo cursus honorum. Ulteriore conferma viene da « Viandanti a Sud » , esposizione a cura di Rosalba Branà in collaborazione con Antonio Frugis e Nicola Zito, in corso alla Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare.
Undici i fotografi coinvolti, Francesco Bosso, Berardo Celati, Michele Cera, Nicolai Ciannamea, Alessandro Cirillo, Marino Colucci, Carlo Garzia, Cosmo Laera, Gianni Leone, Alberta Zallone, Gianni Zanni, in una comune ricerca visiva tra storia e paesaggio. Alla base del progetto ci sono le antiche vie di pellegrinaggio, contrappuntate da luoghi di culto, santuari, aree di sosta per viandanti, grotte e rifugi rupestri che hanno unito come nervature sacre la Puglia da Nord a Sud, dalla Capitanata al Salento, connettendola con l’Europa e l’Oriente. Luoghi che hanno dato riparo ai monaci sfuggiti dalla follia iconoclasta, prima, e alle persecuzioni musulmane, dopo, tracce che il territorio conserva ancora e che lo sguardo dei fotografi ha riportato a nuove letture.

Sebbene con cifre stilistiche differenti, molti degli autori concordano nel restituire a queste presenze silenziose un’aura sacrale, sorprendendole in un’innaturale condizione de-antropizzata, come se l’assenza di esseri umani li portasse alle antiche vocazioni devozionali. «Immagini - chiarisce Rosalba Branà, presidente e direttore della Fondazione Pascali - che faranno rivivere un tempo sospeso tra passato e presente, tra vuoti e silenzi». Per esempio, nei paesaggi desertici con umori e colori nordici di Alberta Zallone, nelle distese algide e metafisiche di Gianni Leone, nell’imponente maestà di un fortilizio, scolpito da una luce metallica, di Cosmo Laera, o nel tronco contorto di un ulivo di Francesco Bosso, sintetica icona di una pugliesità di ieri e di oggi. Si invertono i punti di vista, dall’interno all’esterno, con Nicolai Ciannamea che, dalla parte di un ipogeo, scruta la natura, costringendola in una cornice di pietra; con Berardo Celati, testimone di un ciclo di affreschi la cui visibilità è inficiata da un volitivo fascio di luce, potente e simbolico; con Alessandro Cirillo che dalle grotte riporta solo un utensile, una scala riconducibile alla materialità del lavoro agricolo; e con Carlo Garzia che blocca gli ambienti voltati di una chiesa rupestre in una complessa e distorcente prospettiva. Michele Cera preferisce una visione più urbana in cui il passato è soffocato dagli insediamenti recenti, mentre Marino Colucci ragiona sul rapporto tra reperti architettonici e mutazioni storiche, dovei primi sono assediati fatalmente dalla naturale trasformazione dei territori. Chiude laicamente, Gianni Zanni con la bottega di un vasaio a Grottaglie, accolta in ciò che resta di una chiesa rupestre, celebrativa di pratiche artigianali altrettanto ataviche come gli antichi culti.

Della mostra fa parte anche un video dell’artista performer Francesco Schiavulli, che intreccia corpo, memorie e paesaggio in un unico, suggestivo compendio visivo.

Viandanti a Sud è visibile fino al prossimo 15 settembre, quando passerà il testimone a Zhang Huan, l’artista cinese vincitore del Premio Pascali edizione 2019.

"Viandanti a Sud"

invito_digitale_.jpg"Viandanti al Sud"logo_museo.jpgFondazione Museo Pino Pascali

Il 5 luglio 2019 nella sede della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare si è naugurata la mostra "Viandanti a Sud" a cura di Rosalba Branà in collaborazione con Antonio Frugis e Nicola Zito.

In mostra le opere di 11 fotografi, importanti protagonisti della scena artistica pugliese, nazionale ed internazionale, Francesco Bosso, Berardo Celati, Michele Cera, Nicolai Ciannamea, Alessandro Cirillo, Marino Colucci, Carlo Garzia, Cosmo Laera, Gianni Leone, Alberta Zallone, Gianni Zanni e di un artista performativo, Francesco Schiavulli, autori di un viaggio visivo nel tempo attraverso la memoria e il nostro territorio.

“Dopo la fortunata stagione degli anni ‘70/80 la fotografia torna grande protagonista in Puglia con una mostra ed un ampio progetto che coniuga paesaggio e territorio, l’uomo e il suo habitat. Sarà il paesaggio l’oggetto principale dell’indagine dei fotografi partecipanti alla mostra. Seguendo gli antichi percorsi dei monaci orientali sbarcati sulle nostre coste nei primi secoli del Cristianesimo per sfuggire alle lotte iconoclaste e alle successive persecuzioni musulmane, gli autori sono stati invitati a posare uno sguardo contemporaneo sul nostro passato”, spiega la curatrice e direttrice della Fondazione Pino Pascali Rosalba Branà.

Percorsi visivi che si snodano dalla costa adriatica verso Matera, il Salento o verso il Gargano lungo la via “dell’Angelo” dei santuari rupestri.

“Sotto i nostri occhi scorreranno stratificazioni di storie e memorie atte a costruire la nostra identità territoriale. Immagini che faranno rivivere un tempo sospeso tra passato e presente, tra vuoti e silenzi. La fotografia diviene lo strumento per scandagliare la memoria e riscattarla dall’oblio. L’intento dei nostri autori non è determinare se la fotografia sia documentativa o interpretativa, poiché appare scontato che il paesaggio una volta descritto e raccontato sarà necessariamente re-interpretato. Una visione del paesaggio rigenerata dall’occhio di chi guarda, un paesaggio vissuto come spazio scenico in cui l’uomo è chiamato ad essere attore e spettatore, un paesaggio vissuto come percezione simbolico-soggettiva, come luogo del mistero e della memoria collettiva”.


"Viandanti a Sud"

dal 5 luglio al 15 settembre- Fondazione Pino Pascali-
Via Parco del Lauro, 119, Polignano a Mare

Reportage a Massafra e Canne della Battaglia

canne_della_battaglia.JPGreportage_a_Massafra.jpg

E’ il tenero calcare scavato dal tempo, dall’acqua e dall’uomo, lungo le pendici delle propaggini murgiane che si affacciano sulla piana di Taranto, a segnare il carattere di Massafra costruita tra due gravine. Angelo Delisanti, docente di lettere che ci ha fatto da guida, suggerisce scorci, apre le porte di alcune case per mostrare come le grotte, abitate sin dai tempi classici, siano state poi nei secoli lentamente inglobate nelle case e si siano trasformate in stanze da letto, cucine, depositi.
A Canne della Battaglia con l'attrice Nuzia Antonino circondati da una miriade di papaveri sbocciati durante la notte.
Sono due dei nove reportage che la Fondazione Museo Pino Pascali ha realizzato in Puglia all'interno del Progetto Europeo Artvision plus.
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